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Algoritmo di Instagram: come funziona? Lo racconta il CEO Adam Mosseri

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Tante volte abbiamo parlato e sentito parlare dell’algoritmo di Instagram.
Negli anni è diventato quasi un mito, un’entità superiore da compiacere per ottenere la giusta visibilità delle nostre attività online.

Tutto quello che si sapeva risultava da test ed esperimenti sul campo. Finalmente, per la prima volta, le informazioni sul suo funzionamento arrivano direttamente dalla fonte.
Il Ceo della piattaforma, Adam Mosseri, ha pubblicato il 9 giugno scorso un decalogo dal titolo eloquente: “Shedding More Light on How Instagram Works”.

L’articolo viene pubblicato con il preciso intento di chiare molti punti oscuri sul funzionamento dell’algoritmo, il modo in cui sceglie quali contenuti favorire e quali oscurare, il modo in cui vengono classificate le varie sezione del social e di conseguenza come è bene agire per relazionarsi efficacemente con questa tecnologia.

Di seguito vi raccontiamo per punti chiave il contenuto della comunicazione inedita di Mosseri, aggiungendo qualche informazione che può esservi utile per rinfrescare la vostra strategia social in base a quello che può piacere o non piacere al famoso algoritmo.

Cos’è un algoritmo?

Facciamo un passo indietro.
Prima di analizzare insieme il funzionamento dell’algoritmo di Instagram, chiediamoci prima cosa sia, un algoritmo.

Si tratta semplicemente di una sequenza finita di operazioni (“istruzioni”) che vengono realizzate al fine di raggiungere un determinato risultato.

La definizione, così detta, è molto generica in quanto tratta dalla matematica e dalle scienze applicate.
In informatica l’algoritmo è la struttura portante di qualsiasi operazione automatizzata, come ad esempio quella volta a costruire una priorità nella visualizzazione di contenuti sui social network.

Proprio questo, come spiega Mosseri, è l’obiettivo principale dell’algoritmo di Instagram, considerata la crescita esponenziale degli utenti attivi e, di conseguenza, dei contenuti pubblicati.
“Nel 2010 Instagram era semplicemente un flusso di fotografie mostrate agli utenti in base a un ordine cronologico. Quante più persone si iscrivevano tanti più contenuti venivano pubblicati. Questo rese presto impossibile per tutti vedere tutto. Dal 2016, le persone perdevano il 70% dei loro post nel Feed, compresi quelli pubblicati da contatti stretti. Così abbiamo sviluppato e introdotto un algoritmo per creare una classificazione di priorità in base a ciò a cui sei più interessato”.

Non uno ma molti algoritmi

Un primo mito da sfatare, spiega Mosseri, è che esista un solo algoritmo. Esistono vari algoritmi, classificatori e processi sviluppati in funzione di specifici obiettivi e della sezione di riferimento (Esplora, Feed, Reels).

Come abbiamo già spiegato nel nostro articolo dedicato all’Instagram Marketing, ogni sezione e formato proposto dalla piattaforma risponde a specifiche funzioni e scopi.

Se Reels ed Esplora sono sviluppati per allargare i contenuti oltre il cerchio dei propri contatti, Feed e Storie hanno la funzione di fidelizzare un pubblico già acquisito.
Di conseguenza gli algoritmi applicati saranno diversi e tenderanno a dare maggiore priorità in base alla tipologia di contenuti pubblicati.

I segnali per misurare affinità con i contenuti e interazione con i profili

Mosseri torna più volte a spiegare come vengano preferiti contenuti con cui dimostriamo di essere affini e con cui interagiamo più frequentemente.

Il grado di affinità e interazione viene valutato sulla base di specifiche informazione definite “segnali“.

Si tratta di informazioni che riguardano:

  • il contenuto pubblicato
  • la persona che ha pubblicato
  • relative ai nostri interessi
  • l’insieme delle nostre interazioni con quel tipo di contenuto e profilo
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Come funziona il ranking di Feed e Storie

Secondo il leader di Instagram, Feed e Storie sono il luogo in cui gli utenti cercano i contenuti pubblicati dalla loro cerchia di amici più stretti.

L’algoritmo sviluppato per queste due sezioni della piattaforma è piuttosto semplice: parte da un primo step cronologico, con una preferenza verso le pubblicazioni più recenti e poi si passa all’analisi dei “segnali” che suggeriscono un maggiore interesse dell’utente verso quel determinato contenuto.

Ne esistono diversi ma quelli più importanti sono: quanto tempo un utente si sofferma su un determinato contenuto, le statistiche dei suoi like, salvataggi, condivisioni, visite al profilo.

Ci sono altri comportamenti che possono inibire la circolazioni di determinate pubblicazioni. Ad esempio i contenuti ripostati o quelli pubblicati in sequenza e poi, ovviamente, quelli che violano le linee guida della Community.

Come funziona il ranking di Explore e Reels

La sezione Explore viene progettata per far scoprire nuovi contenuti e nuovi account agli utenti. I Reels, invece, hanno lo scopo di intrattenere.

In entrambi gli ambienti, i contenuti vengono classificati in base al principio della maggiore affinità e grado di interazione.
Si tiene quindi conto dei segnali di cui abbiamo parlato prima, in più, è possibile che sia Instagram a chiedere dei feedback agli utenti per immagazzinare informazioni su gusti e interessi.

Mosseri spiega anche come per Explore e Reels valgano regole aggiuntive e più stringenti per quanto riguarda i contenuti controversi.

“Se un amico che segui condivide qualcosa di offensivo e lo vedi nel tuo feed, è tra te e il tuo amico. Se vedi qualcosa di offensivo in Esplora da qualcuno di cui non hai mai sentito parlare, è una situazione diversa.
Ecco perché, oltre alle nostre Linee guida della community, abbiamo regole per ciò che consigliamo in luoghi come Esplora. Le chiamiamo Raccomandazioni“.

Per quanto riguarda i Reels, altri motivi di penalizzazione possono essere: la pubblicazione di contenuti a bassa risoluzione o con filigrana o ancora che trattano di temi politici o creati da esponenti o partiti.

Shadowban: esiste o no?

Shadowban è un termine generico usato dagli utenti per descrivere diverse esperienze di limitazione di contenuti su Instagram.

Normalmente ci si accorge che qualcosa non va analizzando la reach delle pubblicazioni o dalla scomparsa del nostro profilo dalle ricerche. Non a caso si usa questo termine che indica un’ombra che oscura il nostro profilo.

Instagram non ha mai dato spiegazioni ufficiali sul fenomeno, ed è raro che arrivino avvisi personali a chi ne viene colpito.

Nella sua comunicazione Mosseri specifica come non esista un fenomeno unico di shadowban quanto piuttosto una serie di reazioni avverse e limitanti che l’algoritmo adotta in funzione delle linee guida e raccomandazioni di cui abbiamo parlato.

Ammette, inoltre, la possibilità di errori del sistema e una certa colpa nel mancato avviso e spiegazioni adeguate fornite agli utenti che ne fanno richiesta.
Promette quindi un maggior impegno di trasparenza e controllo per assicurare maggiore fruibilità e tempestivo controllo della piattaforma.

Consigli per influenzare l’algoritmo

La nostra esperienza interattiva aiuta l’algoritmo ad imparare i nostri gusti e offrirci una selezione sempre più aderente ai nostri gusti e interessi.

Perciò il consiglio fornito da Instagram è quello di interagire maggiormente con i contenuti che ci interessano (questo è contemporaneamente un valido sostegno ai nostri creator preferiti) e scartare quelli che non vogliamo più vedere.

Altre indicazioni sono:

  • selezionare i nostri amici più stretti per le Storie
  • silenziare le persone che non vogliamo vedere per prime ma che non ci sentiamo ancora di defolloware
  • indicare “non interessante per me” come opzione sui post che non vogliamo più vedere nella sezione Esplora

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