Dopo alcuni giorni di rumors insistenti e anticipazioni sulle date di lancio, finalmente ci siamo: è appena arrivata su PlayStore la versione Beta di Clubhouse per i dispositivi Android.
(Potete leggere l’annuncio ufficiale qui)
Fino ad oggi, infatti, l’app – lanciata lo scorso anno ma esplosa in termini di popolarità nei primi mesi del 2021 – era accessibile solo per utenti Apple.
Questo ritardo ha sicuramente generato un gap tra i (tanti) nuovi che arriveranno nei prossimi giorni e chi popola già da un po’ la chiacchierata piattaforma.
Quindi ripercorriamo insieme le tappe del successo di questo social molto particolare e vediamo gli step per capire bene come funziona e partire preparati.
Cronostoria di un successo social
Clubhouse è un social che ha sempre fatto dell’esclusività il suo carattere distintivo: tuttora infatti si accede solo su invito.
Una strategia che ha dato i suoi frutti in termini di hype, engagement, crescita dell’interesse e curiosità.
L’idea di una app completamente vocale nasce da Paul Davison e Rohan Seth – rispettivamente ex Google e Pinterest – e vede la luce a marzo 2020.
Il fondo di investimento iniziale è goloso (12 milioni) e il nome del venture capitalist alza l’aspettativa. Parliamo infatti di Andreessen-Horowitz, già venture di Facebook e Airbnb.
La scalata al successo è veloce ma la vera svolta arriva con l’arrivo dei big a febbraio 2021: Bill Gates, Oprah ma soprattutto Elon Musk.
L’idea di potersi ritrovare in una stanza a sentir parlare Elon di qualche nuova idea o strana tecnologia fa impazzire tutti.
In pochissimi mesi si passa da 600.000 iscritti a più di 2 milioni.
La valutazione della App schizza a 1 miliardo.
Iniziano a circolare voci, tutti parlano di e vogliono entrare su Clubhouse ma per gli utenti Android c’è solo una cocente delusione.
I fondatori hanno subito annunciato la volontà di mettersi a lavoro per reintegrare gli esclusi giustificando il ritardo con la necessità di costruire un efficace team di esperti sviluppatori.
La data ufficiale di lancio su PlayStore sembra essere stata anticipata con una versione beta (disponibile dal 18 maggio) da cui è possibile iscriversi, creare il profilo e iniziare ad esplorare la piattaforma e la densa offerta di contenuti già esistenti.
Come funziona Clubhouse?
Dopo aver ricevuto l’invito, creato il profilo con nome utente e selezionato degli interessi per avere dei suggerimenti di following, si passa all’azione.
Il funzionamento è abbastanza intuitivo.
Esistono delle stanze in cui l’organizzatore (ma più spesso gli organizzatori) discutono di un tema scelto e specificato nel titolo della stanza.
Entrando in una stanza noteremo che gli organizzatori hanno completa facoltà di parola e di intervento (quasi come fosse una radio) mentre ci saranno degli spettatori che potranno prenotarsi alzando la mano per intervenire e fare domande.
La conversazione è in diretta e prosegue fintanto che la stanza rimane aperta.
Non è possibile registrare successivamente l’incontro né salvare o estrapolare parti di intervento da parte degli utenti.
In questo senso Clubhouse non è solo esclusivo, ma sembra anche particolarmente privato. Una sensazione che, però, potrebbe essere smentita dalle critiche in fatto di privacy, trattamento dei dati e sicurezza mossi recentemente contro la piattaforma. Pare che i termini non siano del tutto chiari e c’è chi sostiene un’incompatibilità con il Regolamento europeo sulla Privacy.
Per approfondimenti vi rimandiamo a Guerre di Rete di Carola Frediani, qui.
La capienza massima di ciascuna stanza è di 5000 persone (testato nel caso di Musk).
Dal momento in cui decidiamo di abbandonare la stanza basterà premere sul bottone “Leave quietly” per assicurarci di non disturbare i relatori.
Crea un profilo efficace
Clubhouse ha una logica molto diversa dagli altri social.
Non è possibile visitare i profili altrui per “farsi un’idea” degli argomenti trattati, del Tone of Voice o della sensibilità della persona in base ai contenuti che pubblica.
Qui non esistono bacheche, né feed personali.
L’identità e l’affidabilità di un utente vengono valutati attraverso una serie di cose: la foto profilo, la bio, i propri contatti, i social collegati.
Insomma tutto ciò che gravita intorno al vostro nome utente.
Quanto meno è un buon esercizio di personal branding!
La bio è fondamentale.
Non a caso non esistono margini di lunghezza massimi come su Twitter e Instagram.
Nella bio di Clubhouse abbiamo lo spazio per raccontare chi siamo, cosa facciamo e quali sono i nostri valori esattamente come faremmo attraverso i nostri contenuti sugli altri social.
Nuovo social, più spazio, ma stessa difficoltà: scrivere una bio efficace.
Il fatto che non esistano margini non significa che dobbiamo scrivere una bio infinita.
Dovremmo dosare completezza e sintesi, struttura e informazione.
Più facile a dirsi che a farsi ma ricordate: più ci lavorerete, più avrete riscontri positivi da chi visita il vostro profilo!
Apri la tua room!
Una volta che hai preso confidenza con la piattaforma e hai costruito un profilo efficace quello che ti consigliamo, come sempre, è di sperimentare!
Puoi pensare, ad esempio, di aprire una room tutta tua.
Farlo è semplice, basta cliccare nell’apposito bottone “Start a room” e scegliere successivamente tra tre modalità:
- “Open” : pubblica, aperta a tutti
- “Social“: stanza aperta solo ai propri followers
- “Closed“: stanza accessibile solo a persone determinate
Dopodiché sarà necessario specificare il titolo della stanza relativo al tema che vogliamo trattare e il gioco è fatto!
Se aprire una stanza su Clubhouse non è un’impresa particolarmente complicata è vero che da quel momento dovremo occuparci di altri due aspetti fondamentali: la gestione della conversazione e la moderazione.
Dal momento in cui siamo amministratori di una stanza ci stiamo comportando di fatto come dei veri e propri presentatori.
Dovremmo quindi preoccuparci di stilare una scaletta, decidere temi, priorità, argomenti di transizione, creare una lista di domande, preoccuparci degli inviti e gestire gli interventi per evitare accavallamenti.
È un compito impegnativo ma indubbiamente stimolante, specialmente se avrete occasione di trattare di un tema che vi appassiona e con persone e professionisti che stimate.
Clubhouse in sintesi…
Clubhouse è in ordine di tempo l’ultimo social di grande successo: in pochi mesi ha convinto una ampissima fetta di utenti Apple e da oggi staremo a vedere se anche il pubblico Android si lascerà conquistare così velocemente.
È una app innovativa perché rompe gli schemi del visual storytelling tipici di Instagram che hanno dominato negli ultimi anni.
Punta tutto sull’audio cavalcando l’onda del successo di un altro formato protagonista del 2020/21: il Podcast.
C’è opportunità di sperimentazione, crescita e forse più avanti anche di monetizzazione.
E noi, come sempre, staremo a vedere e vi terremo aggiornati!